3 Febbraio 2019

3. Il giorno dopo

di Sandro

Mario da giovane, per mantenersi agli studi, d’estate faceva il muratore e alla sera era stanco, ma una doccia lavava via la stanchezza. Ora, una doccia dopo una giornata di lavoro, forse complice l’età, può solo ammorbidire la contrattura dei muscoli, ma non distoglierlo completamente, da quello che è accaduto nelle ore precedenti. L’acqua della doccia che scende sugli occhi può solo farli socchiudere per creare un buio transitorio, ma non per lavare gli sguardi delle persone, le loro voci, le loro richieste fatte di paure.

Tante volte Mario si chiede se c’è un nesso di logicità tra lo stress, che può subire lui quando addormenta una persona, ed un allenatore di calcio durante una partita di pallone. Se il minimo comune multiplo è lo stress per la prestazione professionale, un allenatore dovrebbe essere pagato come un anestesista o viceversa, ma questo non accade. Perché allora una persona decide di fare un lavoro così mentalmente stressante e così poco remunerativo? Perché qualcuno decide che la sua croce deve essere più pesante di un’altra? Forse Mario aveva preso atto di questa sua croce tanti anni prima, quando era bimbo e qualcuno gli aveva comunicato che il suo babbo era morto. Suo padre era morto quando era un ragazzino, troppo giovane per capire il mondo degli adulti. Era morto quando lui credeva ancora ai draghi e alle fate, in cui il venticinque dicembre era conosciuto solo per i regali di Babbo Natale e la conclusione delle festività per la Befana.

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2. Ciao Enzo

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4. . . . Mi fido di te . . .

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