22 Febbraio 2019

4. . . . Mi fido di te . . .

di Sandro

E’ arrivato Carlo che dopo aver salutato Mario e Gino, nominato il Cristo un paio di volte a prescindere, guarda Alberto e gli chiede: “Cosa ti è successo? Ti è morto il gatto?” Alberto, dopo aver ricordato a Carlo che l’unico suo animale in possesso è una tartaruga e che gode di ottima salute, racconta l’accaduto della notte facendo infervorare prima del caffè il nostro imprenditore. E’ facile sproloquiare sul diritto di difesa in casa propria e sull’obbligo di detenere un’arma per la difesa personale. Quello che impressiona è come si possa accettare che l’esasperazione porti a diventare consenziente e quasi a godere della morte di un ladro; come si faccia ad accettare che un uomo diventi paladino della giustizia e quindi un eroe per aver ucciso un altro uomo; come si faccia ad accettare la morte come unica soluzione dei problemi e come il nostro egoismo e la nostra paura ci faccia plaudire ad una azione e non alle sue conseguenze. Nessuno ha messo in conto il rimorso che accompagnerà l’omicida per tutta la vita, il peso che questo dovrà gestire con la sua coscienza, le scelte che sarà costretto a fare a causa della sua azione. Noi ci siamo ridotti a nasconderci dietro ad una azione di un disperato per esprimere un nostro disagio. Siamo alla stregua dei facinorosi che si mimetizzano in una manifestazione pacifica perché è con la violenza che il più delle volte ci si rende visibili. La violenza che oltre alla morte porta dolore e sofferenza.

Quanta ne ha dovuta documentare Mario quando lavorava a Padova. Su tutte, quella volta che arrivò un extracomunitario con un coltello conficcato nel petto che oscillava con il ritmo cardiaco.

Nella vita purtroppo, la morte avremo già l’opportunità di conoscerla, se non verrà anticipatamente a bussare alla nostra porta.

chevron_leftritorna a

3. Il giorno dopo

prosegui conchevron_right

5. Adila

Condividi