19 Agosto 2019
parte prima
Questa mattina sono arrivato in stazione prima del solito. L’agitazione dei ferrotranvieri non facilita la vita a noi fruitori del treno. Mario era già arrivato e stava stranamente confabulando con una persona estranea al solito terzetto di amici. Mi sono avvicinato al banco per documentarmi sul nuovo personaggio. Oramai, sono lo spione del bar, ma la vita dei miei quasi amici adottati, mi incuriosisce molto. Avrò nuovi spunti da riportare nel mio diario. Quando sono arrivato vicino al bancone, Marisa, la barista, mi ha riconosciuto subito e mi ha accolto dicendo: “Il solito, Signor Gigi?”, io distratto dai miei pensieri ho risposto: ”No, oggi ho più tempo a causa dello sciopero, ne approfitterò per prendere un toast e un succo d’arancia”. Solitamente, la cottura del toast richiede del tempo, così come preparare un succo e questo mi ha permesso di stare vicino al bancone e così ascoltare Mario ed il suo amico. Guido, questo è il nome del nuovo personaggio, stava raccontando che aveva partecipato ad un congresso di ortopedia a Milano. Doveva essere sicuramente un collega medico e come spesso fanno i liberi professionisti, si incontravano per aggiornarsi e talvolta solo per rivedersi. Di solito ai Congressi Nazionali o di grosso afflusso, gli organizzatori, fanno presenziare delle hostess alla reception, all’ingresso e nelle varie sale. Le ragazze hanno il compito, di indicare ai partecipanti le aule meeting e di consegnare il pass, risultando alla fine utili, per tutte le informazioni necessarie durante l’incontro tra professionisti. Guardando negli occhi Mario, Guido gli dice: ”Appena entrato nell’hotel dove si teneva il congresso, ho visto una ragazza alta, snella, indossava pantalone e giacca nera e, una camicetta azzurra. Ciò che mi ha colpito immediatamente sono stati i suoi occhi scuri, intensi, profondi che andavano a coronare un portamento elegante e sicuro all’altezza del ruolo che le era stato assegnato. Quando ho incrociato il suo sguardo tutto il mio corpo è stato attraversato da un brivido; si è rivelato così violento che mi sono voltato velocemente per osservare se qualcuno lo avesse notato. Sai, tra gente del mestiere si pensa subito che uno abbia il Parkinson o un grave problema neurologico! Non mi aveva impressionato la sua bellezza, ma quel lampo che le era uscito dagli occhi mentre questi incrociavano i miei”. Subito mi sono detto: ”Dai Guido, sei un ragazzone di oltre cinquant’anni, forse sarai anche fascinoso, ma quella potrebbe essere tua figlia!!!” Non avevo finito di pensarlo che è passato Piero. “Piero?” Replicò, Mario. “Sì, dai, Piero quello che al tempo dell’università aveva avuto una storia con una docente dieci anni più vecchia di lui.” “Ah sì! Ora ricordo”, annuì Mario, ”quel tipo che in un anno aveva recuperato velocemente il tempo perduto. Aveva sostenuto Clinica medica, Clinica chirurgica e altri esami in tempi record. Tanti avevano malignato su un ausilio, diciamo esterno, grazie alle sue frequentazioni amorose”. “Sì, proprio lui”, continuò Guido. Mi aveva visto e immediatamente senza neanche chiedermi come stavo mi ha detto: “Ciao Guido, hai visto come ti assomiglia quella tosa?”. Io preso alla sprovvista, non ho saputo rispondergli a tono, ma mi ero accorto anch’io come la ragazza avesse qualcosa di famigliare. Abbiamo parlato subito d’altro, ma la sua frase continuava a frullarmi in testa. Ero così distratto che quel giorno il congresso nemmeno l’ho ascoltato. Ho aspettato la prima pausa caffè, sono uscito tra i primi in modo da non farmi fermare dai colleghi, e sono andato a cercare la ragazza responsabile delle mie contrazioni neuromuscolari.