19 Agosto 2019

12. Strani scherzi della vita I

di Sandro

L’ho vista che stava parlando con una sua collega. Ho provato ad approcciarmi senza dare l’impressione di cercare compagnia per la serata; con una scusa le ho domandato se conosceva un ristorante vegetariano, non essendo io pratico del luogo. Lei con gentilezza e senza darmi molta confidenza me ne ha indicato uno, in via Pietro Nenni, località a pochi passi. Non sapevo più come proseguire, ma è stata proprio lei a continuare il discorso. ”Sono contenta che mi abbia chiesto di un ristorante vegetariano perché anch’io non amo la carne!” Io come avrebbe detto un noto politico del passato, con i ristoranti vegetariani “non ci azzecco niente” però quell’unico gancio mi serviva e dovevo saperlo sfruttare. Le ho chiesto se era una vegetariana convinta, se si permetteva le uova, il pesce e il miele. Abbiamo parlato dell’importanza delle proteine, divagando dai crudisti, ai fruttariani, sino ai melariani che mangiano solo la frutta che cade dagli alberi, perché anche gli alberi hanno sentimenti. I discorsi si sono susseguiti e rincorsi. Sono venuto a conoscenza che era studentessa e studiava architettura. I piccoli lavori, come questo, le servivano ad aiutare sua madre che la manteneva agli studi. Sua madre è una oncologa al San Raffaele e l’aveva pregata, al momento della scelta universitaria, di non cedere alla tentazione di fare anche lei il medico. Mi ha raccontato che un giorno, sua madre, l’ha presa di petto e le ha detto: ”Il nostro lavoro è indubbiamente utile e ce lo siamo scelto dopo un percorso universitario duro e complesso. Sappi però, che tanti sono i momenti di dolore che incontriamo e che alla fine la tua anima ti chiede conto. Io vorrei che mia figlia vivesse situazioni per lo più positive e usasse la sua fantasia per rendere le cose più belle. E’ stato lì che ho deciso di fare l’architetto. Il mio sogno è di trasformare alcune realtà in favole, realizzare degli spazi dove la gente può vivere felice, dove i sogni possono sembrare reali. Mentre mi raccontava le sue aspirazioni, io continuavo a guardare i suoi occhi. Questi fissavano il vuoto, nel vuoto si perdevano, facendo emergere una luce di speranza, di possibilità che spesso i giovani hanno. Mi sono rivisto, quando i sogni anche per me erano ancora tutti integri, quando nessuno aveva il diritto di scalfirli, quando tutto era potenzialmente realizzabile. Mentre parlava faceva scorrere tra le sue mani una collanina con due lettere una A ed una P. Le due lettere che manipolava tra le sue dita continuavano a distrarmi durante il nostro dialogare, tanto che ad un certo punto le ho chiesto: ”Ma scusa cosa rappresentano quelle due lettere che continui a maneggiare con la sacralità di un rosario?” Lei ha risposto: ”La A è l’iniziale del mio nome, Aurora e la P non lo so. Le due lettere con la collana me me l’ha regalata mia madre e me l’ha messa al collo al momento della mia nascita in sostituzione di qualsiasi altro simbolo. Un giorno le ho chiesto delle spiegazioni e lei mi ha risposto che a tempo debito mi avrebbe celato questo mistero. Tutt’ora mi deve chiarire il significato di questa “P”.

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11. Talvolta le apparenze ingannano

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13. Strani scherzi della vita II

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