22 Febbraio 2019
Gino, finito il racconto ,aggiungendo le sue considerazioni sopra citate , tira un sospiro di sollievo come avesse voluto liberarsi di un segreto che teneva nascosto da tempo. Il divario sociale, per uno che lavora in banca, ha la possibilità di toccarlo con mano tutti i giorni. Lo vede nelle richieste dei mutui, dei fidi, nelle dilazioni dei pagamenti, ma anche nelle richieste di investimenti più o meno rischiosi e più o meno leciti. Gino, che ama il suo lavoro, mastica amaro quando Carlo gli ricorda che “Le banche sono un furto legalizzato”, ma in cuor suo sa che del vero è presente in questa espressione da vox populi. Il disagio si amplifica e lo mortifica anche quando gli ricordano le ultime vicende riguardanti le banche venete ma, in quel caso non può far altro che chinare la testa senza ribattere. Qualsiasi difesa diventerebbe inopportuna e inappropriata.
Il tempo era passato velocemente, Carlo saluta con una pacca sulle spalle Alberto dicendo che si sarebbe informato per farsi il porto d’armi. Gino sfoglia il giornale per vedere se c’era notizia dell’accaduto al negozio di vestiario. Mario invece confida che la mancanza di feriti o collusi durante la rapina gli aveva permesso di dormire una notte intera senza essere richiamato in sevizio al pronto soccorso. Per questa volta non aveva visto né polizia, né feriti e né sangue.