29 Ottobre 2018
Capitolo secondo
Io sono nato nel trentotto quando Hitler stava pensando di invadere la Polonia e lei nel quaranta poco prima della “Operazione Barbarossa”. Un anno circa di differenza e qualche centinaio di metri di distanza da una casa all’altra, quanto bastava per poterla vedere tutti i giorni, sentire la sua voce e magari giocarci assieme. Il suo nome e’ Maria un nome biblico, perché a quel tempo non c’erano ancora i nomi suggeriti dalle telenovelas e il nome veniva cercato nei sacri testi anche se non eri un fervente cristiano. Se eri particolarmente fortunato alla tua nascita potevi essere battezzato solo con un nome di qualche martire cristiano. Pero’ ti poteva capitare anche di dover portare sulle tue spalle, per tutta la vita, un nome altisonante di un padre del cristianesimo come Mosè, Giacobbe, Noè. Nomi che incutono paura, riverenza, rispetto e che sembrano già solcare una vita di alta cristianità obbligatoria senza “Se e senza ma” dove non erano ammesse repliche.
Al Sud non andava meglio dove i nomi dei figli poteva superare anche la fantasia cristiana più fervida come: Crocefissa, Croce, Salvatore, Assunta, Rosaria. A me era capitato invece un nome politico che mi resterà purtroppo appiccicato per tutta la vita come un marchio indelebile degli errori che può commettere una Nazione. Una attestazione di identità che desta disagio in alcuni e un sorrisetto di compiacimento in altri. Un nome che chiaramente indica un periodo storico, una tendenza politica dei miei genitori, un facile calcolo per eta’ e un monito per la stupidità. Nella mia carta d’identità per tutta la vita mi accompagnerà il nome di Benito. Un suffisso al mio cognome imbarazzante sia quando mi salutano con il braccio destro alzato sia quando mi reco alla sessione locale del PD.
Naturalmente alcuni avvenimenti che andrò a narrare non li ho vissuti direttamente.
Posso solo raccontarli. Maria me li ha confidati con la discrezionalità che la contraddistingue in quei lunghi colloqui all’ombra dei nostri rispettivi orti, ora che il tempo serve solo per ricordare il tempo che fu.
Altre notizie invece le ho apprese in casa dai miei genitori quando a pranzo i bambini erano relegati in un angolo e solo i maschi parlavano, mentre le donne tacevano e servivano in tavola.
A tavola si parlava o di lavori da eseguire in campagna o di pettegolezzi, anche perché la televisione non c’era e il pettegolezzo come avviene tutt’ora distoglie o rinvia i problemi più gravi e consistenti. Fu durante il bisbigliare di un pranzo domenicale, negli anni dopo che io avevo raggiunto la capacità di intendere che venni a conoscenza dell’essenza del pettegolezzo riguardo la nascita di Maria. Maria era venuto al mondo grazie ad Anna ed Antonio.
E fin qui nulla di eccezionale, visto che la natura richiede l’incontro di un gamete femminile ed uno maschile perché si possa sperare in un nascituro. Ma ciò che la natura reputa naturale l’uomo regola. Come ha sempre cercato di regolare tutto, codificando ogni cosa rendendoci tutti dei liberi prigionieri: chi del lavoro, chi di una fede, chi del proprio carattere,chi delle proprie paure , chi delle dicerie della gente. Quasi tutto nel tempo l’uomo e’ riuscito a regolare ma sicuramente con alcuni eventi si raggiunge solo il compromesso di poterli contenere.
Il mare, i tornadi, le paure, la passione, l’amore , il tempo e con lui la morte sono solo alcuni di essi . Proprio perché prendiamo atto della consapevolezza che non tutto e’ pianificabile resta sempre aperto uno spiraglio dove l’irrazionalità magnifica un mondo. Un mondo dove la costante lotta tra logos e caos vincono e vivono liberi i sogni di noi tutti. E in questo iperuranio c’era anche il sogno di due giovani che decisero di amarsi consensualmente anche fuori dal matrimonio.