22 Febbraio 2019
La bimba nata è figlia di una donna di colore e Mario era stato chiamato perché il travaglio s’era complicato dalla torsione ombelicale. Tale evenienza richiede un pronto intervento sul nascituro perché al nostro palombaro viene a mancare l’ossigeno e ogni istante può diventare prezioso per la sua salvezza. Mario non si dilunga sui dettagli chirurgici effettuati dal ginecologo, ma alla domanda di Carlo se la bimba avesse immediatamente pianto ha risposto: “solo dopo diversi interminabili secondi…” e comunque la pediatra le ha dato una valutazione APGAR di otto. Vedendo la faccia perplessa di Carlo e adesso anche di Gino sintetizzò il discorso dicendo che la bambina s’era ripresa bene sebbene avesse subito uno stress importante. Guardo il significato della sigla su internet, che ora è una applicazione a disposizione su tutti i telefonini, e leggo: ”l’indice di Apgar prende il nome da Virginia Apgar, un’anestesista statunitense appunto, che lo ideò nel lontano 1952 ed è il risultato di alcuni controlli effettuati sul nascituro subito dopo il parto, in modo molto rapido. A tali parametri, che sono: la frequenza cardiaca, la respirazione, il tono muscolare , i riflessi ed il colore della pelle, viene assegnato un punteggio da uno a dieci. Il test viene effettuato ad uno, dieci e quindici minuti di vita del neonato ma, va anche ripetuto oltre, fino alla stabilizzazione del paziente se necessario. I neonati con punteggio tra 7 e 10 vengono considerati normali, e Adila, questo e’ il suo nome, aveva ricevuto come punteggio otto. Adila significa “Giusta” e ancora una volta il nome non fu più appropriato. Giusta nel nascere per non morire asfissiata. In questo caso il tempo ha mollato la presa, ha deciso di rinunciare ad Adila, perdendo la sua battaglia con gli uomini della sala parto, forse perché distratto, forse perché stanco, forse perché ha deciso di resettare l’orologio della bimba. Mario ha potuto così addormentare velocemente la gestante con l’anestetico denominato “latte degli angeli” e il ginecologo ha inciso facendo accadere il miracolo. Adila ora è attaccata al seno di sua madre e poppa serena perché è “giusto” che dopo tanta fatica uno abbia la “giusta” ricompensa alimentare . Un quadro tenero, mai scontato, immortalato da tanti artisti nel tempo, che racchiude nel gesto naturale dell’allattamento tutti i momenti sopra elencati. La vita e la morte che si incrociano, il dolore del parto, la difficoltà del nascere, la felicità di una mamma, il pianto di un bimbo, il sospiro compiaciuto e liberatorio dell’equipe ospedaliera presente al parto, la commozione di un padre ed infine i sorrisi dei parenti festanti. Mario a tutto questo era presente e lo aveva vissuto segnando sul suo pallottoliere personale una vittoria contro la morte, sua acerrima nemica.