31 Dicembre 2019
A questo punto, Sergio si zittì aveva parlato tanto, forse troppo, non era più abituato a muovere così tanto i muscoli della bocca.
Fu allora che io gli chiesi: ”Quando la tua anima finirà di peregrinare?”. Rispose: “Non lo so! Devo riappacificarmi con me stesso!”. Io continuai: ”Ma i tuoi ti hanno mai cercato?”.
Disse: “Hanno provato a cercarmi, ma fortunatamente sono sempre riuscito a non farmi trovare, grazie anche al mio grande cambiamento fisico.” Gigi continuò:,”Perché hai voluto raccontarmi la tua storia?”. Aggiunse: “Non lo so, forse perché era il mio professore, una figura di riferimento! O forse perché avevo bisogno di parlare con qualcuno. In fondo chi mi saluta è solo il mio pappagallo e lui lo fa non considerando come ero, come sono e come diventerò. Probabilmente l’unico sincero!” .
“Sono più vecchio di te”, disse Gigi “ma ammiro la tua scelta perché hai fatto un passo coraggioso che non tutti saremmo in grado di fare, io per primo.”
“Non lo so!” Rispose Sergio. “Questi anni, però, mi hanno permesso di raccogliere nel mio taccuino che ho con me delle considerazioni che vorrei lei leggesse”. “E chi sono io per leggere le riflessioni riportate in questo taccuino?” domandò Gigi accigliandosi. “Semplicemente il mio ex professore di italiano.” rispose di soprassalto Sergio. “Forse uno che può capire più degli altri, uno che ha un vissuto, uno che come Beniamino il pappagallino non giudica… forse… uno diverso dai più come lo sono io”. Mi assentai un attimo con la mia mente. Un attimo perché mi tornassero alla mente vecchi ideali. Quegli ideali puri che ti fanno vivere di slanci, vivere e sentire di “pancia”, che mettono le priorità dei tuoi intenti al primo posto. Un attimo a pensare al passato e Sergio era svanito con Beniamino. Chiesi a Marisa se lo avesse visto, ma anche lei mi rispose che non lo aveva visto. Pensai di essermi sbagliato di essermi inventato tutto, ma sul tavolo c’era un quadernetto con sopra scritto “DI SERGIO”. Lo aprii e c’erano pagine contenenti delle riflessioni e dei disegni dell’uomo con la barba che avevo avuto il modo di incontrare in stazione.