24 Agosto 2019
parte terza
Era venerdì mattina, stavano battendo le sette, ed io ero già seduto al mio solito tavolino. Di lì a poco arrivò Mario. Aveva appena cominciato a sorseggiare il suo caffè, che Guido gli si presentò davanti. “Ciao Guido!”, esclamò Mario. “Ciao caro!”, ribatté immediatamente Guido. ”Hai pensato a qualcosa?”, continuò Mario. “Pensato!? Ho agito di pancia come mia consuetudine. Mi sono comportato come quella volta che mi sono presentato di fronte all’orfanotrofio dove avevo trascorso i miei primi anni di vita. Rammento che era mattina, le porte si presentavano chiuse, ma io volevo assolutamente sapere chi ero. L’inizio di un tentativo per dare una spiegazione alle mie origini. Mario corrugò le sopracciglia, la fronte si riempì di rughe a tal punto che tutta la faccia prese l’espressione di un punto interrogativo, poi domandò: “Scusa cosa hai combinato?” “Le ho telefonato.” Replicò Guido. “In fondo era la cosa più semplice. Tu, due giorni fa, mi hai lasciato il suo numero diretto e hai lanciato il guanto di sfida. Io, dopo averci pensato a lungo e aver bevuto due bicchieri di prosecco ben ghiacciato, ieri sera, mi sono seduto sul mio divano e le ho telefonato.” “Così come tu chiamassi un tuo vecchio amico!!!”, ribatté nuovamente Mario corrugando ancor di più la fronte.” “Sì, certo!”, sorrise Guido e proseguì: “Le possibilità erano due: o mi sbatteva giù il telefono appena riconosciuto, oppure avremmo intavolato un discorso. Ho scommesso tutti i miei timori nella seconda possibilità.”. “Racconta!”, disse Mario, “Sono curioso di sentire cosa vi siete detti. Non penso ve la siate cavata con un quarto d’ora di chiacchiere.” ”No, abbiamo parlato tutta la notte!”, sospirò Guido. Gigi si scostò leggermente di lato per sentire meglio. Tra Mario e Guido sembrava una partita a tennis, in cui entrambi i giocatori si stanno studiando e gli spettatori attendendo un eventuale attacco, per poi applaudire il punto. Mentre facevo queste considerazioni tennistiche, Guido partì con il racconto della telefonata. “Erano circa le nove di sera. Non era così tardi. Né così presto. I più a quell’ora hanno finito di mangiare e qualcuno ha fatto anche la doccia. Ho pensato.., poteva essere il momento giusto tutti noi durante il giorno abbiamo mille e mille cose da sbrigare! Lei, rispose subito, forse al secondo, massimo terzo squillo.