21 Novembre 2019

Numero chiuso? Il mondo sta cambiando

di Daniele

Questo articolo prende spunto e si serve di un articolo presente su “La professione veterinaria” n° 29-2019.

Nel 2018 i laureati in medicina veterinaria hanno superato di poco il numero di mille.

Sono passati ormai anni da quando è stato introdotto il numero chiuso (numero programmato) di iscritti al corso di laurea in medicina veterinaria ed il numero di laureati è lentamente diminuito ma non in modo così significativo come ci si poteva aspettare per andare a riequilibrare il mercato professionale del settore veterinario. C’è stato infatti, qualche anno fa, un momento in cui per un laureato in medicina veterinaria era più o meno impossibile trovare un’occupazione pur adeguandosi ad ogni possibile offerta anche se questa rischiava di essere indecente e non rispettosa della professionalità. Erano gli anni in cui centinaia di giovani laureati aspettavano ad iscriversi all’Ordine per non dover versare la quota dell’albo e tardare ad entrare nel meccanismo dell’ENPAV. Erano gli anni in cui, ogni anno, qualche decina di giovani iscritti all’ordine decideva di rinunciare non riuscendo a trovare alcuna occupazione. Oggi le cose sono cambiate sia perchè il comparto veterinario si è ampliato, soprattutto nel settore animali da compagnia, sia perchè il numero di laureati comincia a risentire dei tagli effettuati. Ma cosa accadrà nei prossimi anni quando non ci saranno più gli effetti delle centinaia di fuori corso che si stanno ormai esaurendo? Quando, soprattutto, arriveranno alla laurea gli iscritti di questi ultimi due/tre anni che sono poche centinaia dopo i pesanti tagli ancora richiesti dai vari enti in rappresentanza del mondo veterinario? Se oggi sono ancora circa mille, fra sei/sette anni questo numero calerà a 400, un numero che sarà decisamente insufficiente a coprire tutte le esigenze del settore. Già oggi le strutture veterinarie non riescono a trovare giovani veterinari generalisti disposti a coprire le esigenze dei 24 ore e neppure giovani colleghi con un minimo di esperienza settoriale: anestesista? Chirurgo? ecc. Se la ricerca poi fosse indirizzata verso un medico veterinario con un titolo riconosciuto (College o Esvps), sarebbe come cercare un ago in un pagliaio essendo molto pochi i colleghi italiani che hanno superato gli esami per acquisire questi riconoscimenti internazionali. Questa situazione sta portando quindi molti titolari di struttura a cercare collaboratori all’estero (paesi dell’est) o, per attività di base, all’assunzione di tecnici veterinari o assistenti. Piano, piano ci stiamo allineando alle situazioni di altri paesi europei.

In conclusione vorrei riportare un’osservazione frutto di discussioni e confronti con vari colleghi: il numero chiuso ha portato ad una diminuzione sempre maggiore del numero di neolaureati che tenderà leggermente a salire quando finiranno i fuori corso i quali verranno rimpiazzati dai ragazzi delle riforme. Purtroppo questi giovani cercheranno delle specializzazioni che li porteranno a studiare ancora anni e che verranno subito assorbiti da grandi cliniche all’estero dove si sono specializzati oppure dalle università. Di quelli rimasti molti non accettano remunerazioni basse (a volte è tanto prendere 600 euro al mese); perciò chi accetterà si ritroverà con un lavoro sottopagato e con ritmi stressanti.

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I laureati in veterinaria secondo AlmaLaurea

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Cercasi veterinario inutilmente

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