31 Marzo 2019

7. Cross di Cabrini goal di Rossi

di Sandro

Arriva Carlo baldanzoso e fischiettante, con un sorriso smagliante e, al tempo stesso palesemente compiaciuto. Mario, già presente al raduno, lo guarda e senza distaccare gli occhi dal giornale gli chiede: “Hai vinto alla lotteria?”, ”Meglio“ risponde Carlo. “Mi spiace altrimenti avresti potuto farmi un prestito”, gli fa eco ancora Mario. “Quello che mi è successo ieri sera, anzi questa notte, non si può né prestare, né cedere, né regalare, al massimo si può condividere o meglio ancora raccontare”. A Carlo, a questo punto, sfugge un sorriso sornione e lo accompagna ad un ammiccamento dell’occhio destro, che rivolge a Marisa la barista. “Ma cosa ti è successo caro Carlo che sei così eccitato, hai forse visto la Madonna?”.

Mario, come si suol dire conosce il suo “pollo”, sa che Carlo, se sollecitato, diventa un fiume in piena. Il nostro imprenditore imbianchino è un ragazzone genuino, Mario lo apprezza per la sua schiettezza e lo ammira per la sua capacità di spezzare quell’alone di tristezza che lo accompagna. Non è certo l’uomo con cui discutere dei “massimi sistemi” però, la sua autenticità, lo fa distinguere da quelle persone ipocrite e contornate da un falso moralismo.

Carlo rimane in attesa. Non aspetta che un segnale, un fischio di inizio, come due squadre di calcio prima di un incontro. I giocatori nervosamente si muovono a centro del campo, si scambiano le ultime informazioni tra loro, si comunicano le ultime strategie e poi i due drappelli si mescolano cercando di rimanere padroni del campo e della palla.

Ecco, Mario fischia l’inizio del match, Carlo in possesso di palla, scatta in avanti e come un tornado travolge tutti con il suo racconto.

“Ieri sera tornato a casa ho telefonato ai due nullatenenti dei miei figli che erano in trasferta dalla madre, terminata la conversazione poi, mi sono guardato attorno e mi sono sentito triste. Ho aperto il frigo: c’erano due sottilette e due fette di prosciutto, osservandole bene viravano un po’ al verdino, mi ricordavano il colore di un bagno che avevo dipinto alcuni giorni prima. Solitamente quando mi accade questo chiamo la mia pizzeria di fiducia e mi faccio recapitare a casa una pizza accompagnata da due bottiglie di birra possibilmente di marca diversa: una Becks e una Moretti. Accade spesso che ordini una pizza famiglia, poiché una è poca, ma due sono troppe. L’ideale per il mio stomaco sarebbe una pizza e mezza ma, alla fine opto per il formato famiglia che, non è una, non sono due, ma è decisamente troppa. L’idea di mangiare la solita pizza wurstel e carciofini in solitudine, dopo averla rigorosamente arrotolata per non ungermi i pantaloni, mi mette troppa tristezza. Alla TV al mercoledì trasmettono solo “CHI L’HA VISTO”, un bel programma, però parla di disgrazie e gente morta. Dopo aver telefonato agli amici di bisbocce ed aver incassato una serie di dinieghi, decido di uscire da solo. Scelta triste, ma talvolta serve a non sentirmi morto dentro o peggio ancora, un leone in gabbia.

Mi avevano parlato positivamente di un nuovo locale vicino a Treviso dove sembra ora convogliarsi la così detta “bella gente”. Per un uomo solo, si sa, bella gente significa presenza di figure femminili di bell’aspetto e possibilmente libere. Mi sono vestito sportivo tendente all’elegante, ma non troppo, per non apparire eccessivamente “figarello”, il vestito non doveva sovrastare la mia personalità. Mario, ascoltando il racconto sorride, ed è per questi postulati di sicurezza che apprezza Carlo.

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6. Ti auguro Felicità

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8. Linda

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