25 Maggio 2019
Oggi ritengo che coltivare un interesse specifico per una branca della medicina veterinaria sia necessario, vista la vastità delle discipline che la compongono, però è necessario anche essere abbastanza liberi nel condurre una visita senza l’ausilio di cento figure professionali. Una buona cultura generale ci può indurre inoltre a pensare di aprire un proprio ambulatorio, in grado di nutrirsi di varia casistica, in cui si possa coltivare e programmare interessi specifici. Ricordo l’inizio della mia professione come la costante curiosità di conoscenza, quasi la medicina fosse un romanzo con un finale a sorpresa, forse perché sembrava legata ad un alone di mistero di cose dette e fatte, ma mai dimostrate. Il non dimostrato ti veniva raccontato aneddoticamente da altri colleghi più vecchi, i quali concludevano il discorso con la solita frase: “Io faccio così e mi sono sempre trovato bene”.
Gli stessi libri non erano esaustivi e completi e i loro scritti talvolta si reggevano su pubblicazioni vecchie e desuete o, su consuetudini mai dimostrate. La tabella della conversione del peso in metri quadri, che noi regolarmente usiamo nei nostri protocolli chemioterapici, si perde nel tempo che fu e non è mai stata né controllata, né ritoccata e né contestata. Devo dire che ora pubblicazioni ne esistono di tutti i generi, anche se non sempre seguono un criterio scientifico unitario. La casistica proposta, si basa su un numero di soggetti talvolta scarni. Materiale per studiare e aggiornarci ora è regolarmente presente e in grossa quantità, ma come suggerisce Marco: “I libri non basta comperarli, vanno anche letti” e aggiungo io: “Capiti e ,volendo, anche seguiti nei loro suggerimenti”. Ricordo che per me c’è stata anche la difficoltà di comprendere i soffi cardiaci e tutt’ora mi restano dei grossi dubbi, probabilmente è un mio problema. Rammento che qualcuno aveva deciso di registrare i suoni cardiaci, io comprai la cassetta, volevo capire questi strani rumori. Ricordo che le registrazioni apparivano tutte molto simili e sostanzialmente mi sembravano la risultante di un coacervo di rane gracchianti.
Un rappresentante recentemente, mi ha portato come gadget una scatola dove sono registrati in modo nitido i soffi cardiaci, inoltre questi sono accompagnati da immagini della degenerazione della valvola mitrale, ausilio per una spiegazione al cliente. Come cambiano i tempi!!!. Rammento nuovamente il gruppo di anestesia che si prefiggeva di fare anche terapia intensiva.
Si iniziava a parlare di emogasanalisi quando tale mezzo era economicamente inavvicinabile. Oggi, sebbene i costi risultino ancora sostenuti, tale strumento è a disposizione di tante cliniche e di molte strutture.
Molto è mutato anche sul piano chirurgico con l’introduzione di stent, placche bloccate e studio delle fratture in 3D . E’ tutto bello e sicuramente più facile per giungere ad una diagnosi senza doversi abbandonare ad un laconico: “Sarà morto da un infarto” o di qualcosa che per ignoranza o carenza di mezzi non si sia riusciti ad individuare. Tuttavia, grazie all’ausilio dell’avanzata tecnologia, a mio avviso si è persa in parte la curiosità di vedere sin dove ci si possa spingere con la propria testa. I nuovi macchinari tendono un po’ a sostituire le nostre capacità mentali e le nuove leve tendono a dare per scontato gli sforzi economici e mentali che sono serviti per arrivare a padroneggiare e ad adeguare gli strumentari ai nostri animali.
Padroneggiare la tecnologia, appunto. Ricordo, che io laureatomi nel 1997, ho scritto la tesi usando un computer comperato di seconda mano che occupava tutto un tavolo e che i telefonini erano così pesanti che dopo un po’ che li utilizzavi avevi dolore alla regione del tunnel carpale. Continua….