21 Dicembre 2019
Come spesso accade, i veterinari che dovrebbero occuparsi prevalentemente del benessere animale e delle loro malattie, sono però anche tenuti a conoscere: regolamenti comunali, tecniche chirurgiche, strategie di mercato, gestione del personale, gestione farmaci, utilizzo ricetta elettronica, norme l’antincendio, ecc… ed oltre a queste, possedere nozioni inerenti le varie norme necessarie all’apertura di un ambulatorio. Ricordo che in altri Stati ci si reca all’Ordine, questo fornisce i regolamenti da seguire e lì termina la burocrazia. In Italia invece c’è il gioco al rimpallo. Direttive, leggi e normative sono di competenza: alcune del Comune, altre della ASL, altre ancora le gestisce un geometra. Facendo il punto della situazione: un gioco di sponda, dove il veterinario funge da palla. Il più delle volte, ascoltando tutti e non sapendo come venirne a capo, in cui neppure il geometra sa come districarsi, si fa riferimento ad un collega che ha già aperto una struttura ambulatoriale. Il collega, che le norme non se le ricorda o che nel frattempo sono cambiate, crea terrorismo, racconta le sue verità, il più delle volte, non supportate da una normativa vigente.
PRIMA diceria: questione battiscopa.
La legge non si esprime sul genere o categoria di battiscopa da utilizzare negli ambulatori, ma si sofferma sulla loro praticità e capacità nell’essere tenuti puliti. Facendo chiarezza: un battiscopa in legno non è facile da pulire e nemmeno tener pulito. E’ noto che gli ambulatori sono costantemente intrisi di peli, nonostante li si tenga continuamente aspirati. Non si possono sottovalutare inoltre, le possibili minzioni degli animali, difatti il legno è in grado di assorbirle, emanando poi un cattivo odore nel tempo. Infine, una non efficace adesione del battiscopa al muro impedisce una buona pulizia.
Un normale battiscopa in plastica, che solitamente poggiano gli elettricisti, serve a risolvere tutti i problemi. Copre eventuali fili che corrono lungo il perimetro delle stanze, sono facilmente lavabili e tendono ad aderire ad un muro anche non sempre diritto. Si possono ovviare alle imperfezioni utilizzando del silicone. Di fronte a danneggiamenti o rotture sono facilmente removibili.
SECONDA diceria: lavabilità dei muri.
I muri devono essere lavabili e non c’è un’altezza massima o minima da rispettare. La condizione necessaria per i colleghi che vengono a controllare per la ASL è che essi siano facili da detergere. Qualora uno eseguisse personalmente i lavori di tinteggiatura è consigliato tenere la scheda tecnica del colore usato, in modo è possibile risalire alla lavabilità della tempera usata. Non mi soffermo sulla pittura più opportuna da utilizzare, perché qui si aprirebbe tutta una filosofia interpretativa dei colori e dei loro significati. Ricordo che il sole sulle vetrate facilita lo scolorimento della vernice dei muri e che non sempre è facile trovare il medesimo colore usato anni prima. Ecco perché il bianco facilita i ritocchi.
TERZA diceria: presenza del bagno in sala d’attesa ed eventualmente anche di un bagno per i portatori di handicap.
I nostri ambulatori come le nostre cliniche sono strutture private e non ricalcano le regole di un bar. Il bagno deve essere presente con il suo antibagno per legge e solo per le esigenze del personale della clinica. Viene naturale che se noi abbiamo una sala d’attesa predisposta per un bagno, si possa assolutamente aggiungere un confort per i nostri clienti, ma certo non dobbiamo stravolgere uno spazio per obbligatoriamente dedicarlo ad un W.C., non vi è nessun obbligo legislativo per i portatori di handicap. Questo non vuol dire essere insensibile alle problematiche dei nostri clienti, ma significa non intraprendere lavori inutili e costosi. Consiglio invece di mantenere accessibili i nostri bagni, per eventuali esigenze esterne, evitando di trasformare questi spazi, in angusti magazzini improvvisati, poco accessibili e praticabili.
N.B. Tutte le considerazioni riportate dall’autore vanno rapportate alla interpretazione della legge da parte degli enti locali!!!